
Aprile si chiude con alta volatilità sui mercati, dominati da due fattori chiave: l’instabilità della politica tariffaria americana e i tentativi di Trump di influenzare la Federal Reserve, spingendo per tagli dei tassi d’interesse. Dopo una breve ondata di vendite, le smentite della Casa Bianca e la speranza di un allentamento dei dazi hanno innescato un rally che ha riportato gli indici quasi ai livelli di inizio mese.
Tuttavia, l’attenzione ora si concentra sul mercato del lavoro USA, osservato speciale della Fed. I prossimi dati, tra cui i non-farm payrolls, saranno decisivi: un raffreddamento del mercato potrebbe dare alla Fed il pretesto per un taglio dei tassi già da maggio. Al contrario, segnali di solidità potrebbero raffreddare le aspettative.
Intanto, il quadro macro è misto: i dati “hard” restano solidi, ma quelli “soft” (fiducia e sentiment) mostrano segnali preoccupanti. Le incertezze sui dazi continuano a frenare investimenti e assunzioni, e cominciano a emergere effetti collaterali come l’aumento dei prezzi sulle importazioni dalla Cina e cali nei volumi commerciali globali.
In sintesi, sarà il lavoro a guidare la prossima mossa della Fed. Gli investitori restano in attesa, sperando in dati abbastanza deboli da spingere Powell all’azione… ma non troppo da alimentare timori di recessione.
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